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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, III, 84
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originale
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[84] Non habeo ad volgi opinionem quae maior utilitas quam regnandi esse possit, nihil contra inutilius ei, qui id iniuste consecutus sit, invenio, cum ad veritatem coepi revocare rationem. Possunt enim cuiquam esse utiles angores, sollicitudines, diurni et nocturni metus, vita insidiarum periculorumque plenissima? 'Multi iniqui atque infideles regno, pauci benivoli' inquit Accius. At cui regno? quod a Tantalo et Pelope proditum iure optinebatur. Nam quanto plures ei regi putas, qui exercitu populi Romani populum ipsum Romanum oppressisset civitatemque non modo liberam, sed etiam gentibus imperantem servire sibi coegisset?
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traduzione
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84. Non so quale utilit? possa esistere, a giudizio del volgo, maggiore del regnare; ma quando comincio ad accostare il giudizio alla luce della verit?, non trovo nulla di pi? inutile per colui che abbia conseguito il regno ingiustamente. Possono, difatti, essere utili per qualcuno le angosce, le preoccupazioni, i timori diurni e notturni, la vita piena zeppa di insidie e di pericoli?
'Molti gli iniqui ed infedel? al regno, pochi i benevoli'.
Cos? dice Accio. Ma a quale regno? Quello che, trasmesso legittimamente, avevano Tantalo e Pelope. E quanti di pi? ne avrebbe, secondo te, quel re che con l'esercito del popolo romano oppresse proprio il popolo romano e costrinse ad essergli schiava quella citt? non solo libera, ma anche signora delle genti?
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